La Meta e il Passo dei Monaci

La Meta (2242 metri) dal pianoro Campitelli (1445 metri), con discesa fino al Pianoro delle Forme (1450 metri)

Dislivello: 850 metri
Tempo di salita: 2,45 ore
Tempo di discesa: 3 ore
Itinerario segnato bianco e rosso. Segnavia L1 in salita (fino alla Meta) ed M1 in discesa del PNALM.
Difficoltà: E+
Quando: da Giugno ai primi di Ottobre (pesante copertura nevosa nel resto dei mesi).

Note al periodo: nel mese di Agosto, al fine di preservare il camoscio, il Parco potrebbe instaurare il numero chiuso al sentiero descritto. In questo caso bisogna prenotare presso uno degli uffici dell'ente Parco. Multe salate pr i trasgressori.

La Meta. Il Monte Meta. Una delle montagne più belle del Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise.  Una delle più spettacolari montagne dell'Appennino. Serve aggiungere altro per descrivere questo gigante roccioso? Impegnativo ma non proibitivo, il sentiero descritto vi permetterà di attraversare luoghi incontaminati e ricchi di suggestione. Dalla secolare faggeta iniziale, alla Piana dei Biscurri, sotto l'occhio vigile del gigante, si attraverseranno prati favolosi, dove si resterà sospesi nel tempo. Qui nulla conta se non l'imponenza della montagna. Raggiunto il Passo dei Monaci, crocevia tra Lazio, Abruzzo, Molise l'ascesa alla vetta permette di dominare con lo sguardo una visuale a 360° magnifica come poche altre. La discesa per la Valle Pagana, infine, permette di chiudere l'anello e raggiungere il bellissimo Piano delle Forme. Abbastanza alta la possibilità di avvistare il camoscio. 

Come arrivare:
Da Alfedena (893 metri) si esce dal paese verso Barrea, per poi girare a destra verso Via Casili. Proseguendo, lasciata a destra la strada che porta al lago della Montagna Spaccata e a sinistra quella che conduce alla statale 158 si continua per la strada asfaltata ma in pessime condizioni (piena di buche) fino al Pianoro di Campitelli, dove c'è un rifugio e delle tabelle dei sentieri. Si può parcheggiare la macchina sul piazzale asfaltato alla fine della strada (1445 metri, a 14 km dal paese).

Descrizione del sentiero:

Nei pressi del parcheggio è presente un Cartello del Parco, punto d'inizio del nostro sentiero. Da qui si imbocca la carrareccia (segnavia L1) che scavalca un crinale e scende a mezza costa in un profondo vallone boscoso. Dove la carrareccia piega a destra (1400 metri) in direzione di Rio Torto e di Barrea inizia sulla sinistra un sentiero evidente. Lo si segue per un valloncello nella faggeta, si superano un paio di ripidi strappi e si esce, abbastanza improvvisamente, al margine del bellissimo pianoro del Biscurri. Poco più avanti sono i resti di un fortino abbandonato (1712 m, 1 ora) costruito dai Borboni per contrastare la lotta al banditismo (ora rimangono solo le mura perimetrali). Sullo sfondo, magnifico, il roccioso versante orientale della Meta. Si prosegue per il sentiero che attraversa il pianoro (ben visibile e segnato), alla destra del Monte Miele, il cui crinale costituisce il confine tra Abruzzo e Molise. Dove il sentiero si fa meno ripido, il tracciato piega a sinistra, scavalca una sella (1960 metri) e prosegue sulla conca sommitale della Val Pagana, si attraversa un ghiaione (attenzione a dove mettete i piedi perché è molto ripido ed esposto) e con una serie di svolte, su sentiero ripido ed erboso si raggiunge l'ampio pianoro erboso ai piedi della Meta che costituisce il Passo dei Monaci (1967 metri, 1 ora). Questo era un importante crocevia e via di comunicazione tra Lazio, Abruzzo e Molise. La vista è solenne e spettacolare. Per raggiungere la vetta si segue la piccola traccia di sentiero, ci si alza per un monotono pendio, si raggiunge un terrazzo erboso e si riprende a salire obliquamente. Poco sotto la cima il sentiero traversa un piano a sinistra, tocca dei grandi massi, raggiunge la  cresta settentrionale della montagna e la percorre fino alla vetta (0,45 ore, 2242 metri). Magnifico belvedere in tutte le direzioni (nelle giornate più limpide appaiono anche il Tirreno e il Vesuvio. Per il ritorno si segue il percorso dell'andata fino al Passo dei Monaci (0,30 ore) ma in questo caso ci si tiene a destra e si seguono i segnavia del sentiero M1 che attraversando la Val Pagana ci permetterà di effettuare un bellissimo anello. Si scende con molta attenzione sul ripido pendio erboso e sassoso e si continua verso sinistra a mezza costa fino a raggiungere una piccola sorgente (1780 metri, 1 ora) restaurata dall'Associazione Nazionale Alpini. Si entra nel bosco e si continua per un sentiero sassoso (e caotico) dentro questo (fate molta attenzione ai segni). Si tocca il piccolo rifugio delle Forme, e si sbuca sul pianoro omonimo (1450 metri, 1 ora). Dal pianoro, conviene seguire la strada asfaltata che sempre tenendoci verso sinistra ci porterà di nuovo al Pianoro Campitelli e alla macchina (45 min). Sebbene questa ultima parte si svolga su strada asfaltata, il fatto che si svolga in ambiente bello e solenne, unitamente al fatto che risulta assai poco trafficata, non penalizzano minimamente l'esperienza.

Foto:


Verso la Meta, poco dopo aver superato il fortino abbandonato.


La vetta del Monte Meta avvolta dalle nubi.


Il pianoro nei pressi del Passo dei Monaci.


Panorama dal Passo dei Monaci.


Scendendo verso la Val Pagana. Sullo sfondo il Monte Meta.



La Val Pagana e la Meta dalla strada che porta al Pianoro delle Forme.

1 commento:

  1. Ci sono stato, al Passo dei Monaci (quasi). Alla fine degli anni '90, partecipai ad un'escursione organizzata da Legambiente Napoli. Non ricordo il mese. Forse era giugno o settembre. A parte la naja, non avevo esperienza di questo tipo di percorso in salita. Andammo in pullman da Napoli fino al pianoro-parcheggio. Poi, a piedi, salimmo per il sentiero che costeggia una sorta di fabbricato-acquedotto, non grande. Ebbi un problema fisico lungo la salita.
    Arrivati al pianoro superiore, non me la sentii di salire al Passo dei Monaci. Rimasi nel pianoro assieme ad altri. Eravamo sudati, ci cambiammo e mangiammo. Una metà del gruppo salì al Passo dei Monaci.
    Quando tornarono, scendemmo giù tutti. La pendenza era notevole. Procedevamo un po' in fila indiana, lentissimamente. Troppo per me. Ero all'inizio della fila assieme al capo spedizione, ad un altro compagno di escursione e a suo figlio di una quindicina d’anni. Non ho un grande senso di orientamento. Chiesi dove avrei dovuto svoltare al bivio all'altezza dell'acquedotto, me lo dissero e mi lanciai giù di corsa lungo il sentiero.
    Avete presente il film con – mi pare - James Bond in cui i due si inseguono a piedi giù lungo il terreno ripido? Ecco, pensate a quello. Il sentiero era stretto, curvilineo e ricoperto di foglie e sassi. La sensazione era bellissima. Scivolai a terra (col di dietro) un paio di volte, per fortuna non sui sassi ma sulle foglie. Nonostante il timore di cascare su un sasso appuntito, continuai.
    Arrivato al bivio, non mi ricordavo più se dovevo andare a destra o a sinistra. C’era un cartello, ma non mi aiutò. Dovetti perciò aspettare i tre che conducevano il gruppo, piuttosto frazionato. Li avevo lasciati da pochissimi minuti, ma dovetti aspettarne almeno una ventina prima che li intravvedessi tra gli alberi. Il ragazzo, che mi aveva visto partire a rotta di collo lungo la discesa, mi guardava con gli occhi sbarrati per la meraviglia. Prima che mi raggiungessero, chiesi ad alta voce la direzione, dopodiché mi rilanciai di nuovo per la discesa scoscesa. Arrivai in poco tempo al pianoro dov’era il pullman.
    Perché arrivassero tutti dovetti aspettare un’oretta. La zona era bellissima, piena di fiori. Ed anch’io mi sentivo una specie di superman. Anzi, uno… 007.

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